per Dario Bellezza
I
si
può guardare, largamente
I visitatori stanno alle parole e non all’occhio.
Quale pensiero è quadro della tela? E quale servigio punisce a meraviglia?
Attenuata la sorgente,
in minor forma: Alto al visibile s’attende il partire vermiglio: la marcia di
cattura ove “batteva il sole di mezzogiorno. La morte” cruda e oro, l’intendimento
al solco: così appare scoperto “ogni rimorso, una bestia affamata”. Il vetro è
specchio d’ogni offerta al lume, “ a quel succo di terreno” inanime e prono.
Ora niente più:
“colpire la buona ventura”.
Tranquillità del “sonno ci raggiunge”, e sesso
estremo: è un’argentea lucidità, “una tregua”. Causa del freddo. Ma
assolutamente cheto sei ora. Qui si respira, alfine.
Ma di te? Una inabitata
coscienza riserba le apparenze: all’angolo le strette di mano, nessun ricordo e
riguardo: questo è già causa di soccorrimento, Dario.
“Se
misurassimo ogni nostra necessità quale afflitta immagine, ma “qualcuno non ha
più occhi”. Profondamente incassati.
“Gesta e
pensamenti in accordo” con lo sguardo” come se volessero affascinarci, ben
disposti a “questi attuali eventi”,
questo disconoscerti.
II
Si può guardare largamente
Non condizioni a intrattenere il Tempo: ignote le
nuove generazioni, non ti conoscono o riconoscono, è vero! Anche levando su i
begli occhi che hanno a guardarti.. non esisti: tu una testimonianza divina ma
del tutto svuotata.
Ma le teste
più capaci, poche, di osservare “non hanno crisi della bocca”.
A ben guardare
nulla è immorale della tua vita e della tua morte di poeta e tutto equivale al
quotidiano angelico, all’aurorale viaggio, al buon camminamento: AL TUO SONNO
ETERNO PER QUESTA NOTTE ETERNA ALMENO.
grazie per l'attenzione